mercoledì 7 dicembre 2011

Le sciocchezze d'arte costano più delle opere d'arte.

Ho in mano Anna Karenina di Tolstoj. L'autore compose l'opera tra il 1873 e il 1877, ovvero...
qualche anno dopo la nostra cara Unità d'Italia - quando in pochi davvero credevano in quel toscano raffinato e lo sapevano mettere su carta con arte. Non è facile leggere Lev. Ci vuole una buona dose di concentrazione, di preparazione, di pazienza. Forse addirittura un briciolo di saggezza. L'approccio al testo potrebbe rievocare l'immagine di due amanti non più giovani che copulano come se il tempo si dilatasse... come se i loro corpi si liquefacessero al pari dell'orologio di Dalì. Tenendo conto del luogo in cui viveva, e che avrebbe dato i natali al formalismo più noto, il concetto dell'arte di Tolstoj non poteva che sposarsi con questa immagine, un alto sforzo intellettuale che ne richiede uno simile al lettore. 
Ai tempi di Tolstoj, dunque, i consumatori d'arte erano persone capaci di discernere proprio l'arte dalle sciocchezze. Sapevano gratificare l'autore con il loro sforzo intellettuale - e con il loro piacere di leggere, naturalmente. 
Ma diamoci un taglio. In molti luoghi del mondo, per avere le sciocchezze è necessario spendere, e non poco. In Italia, ad esempio, si pagano dai 15 ai 20 €, solo che non passano per sciocchezze vere e proprie: il circolo vizioso creato dal sistema di comunicazione - dalle scuole elementari all'Università, dai programmi TV ai social network - rende l'utente incapace di muoversi tra gli scaffali dei libri non pubblicizzati dai Media (se non poche eccezioni), tra le schede di un dizionario di italiano (trova tutto su Google, volendo), tra le battute di un discorso incentrato sui tre punti di maggior importanza attuale: sociale, politica, religione. Perché? Già, più che una domanda è una preghiera. Più che un discorso prettamente letterario, qui c'è in gioco l'esistenza di ognuno. Perché le risposte ci sono. Permettiamo di continuo che un'educazione malsana abbia la meglio; permettiamo che un figlio ignori il senso del dovere e quello della giustizia; permettiamo di salvaguardarlo comunque e dovunque, a prescindere dalle sue manchevolezze fatte maturare in lui da noi stessi (il poco rispetto verso i genitori, la strafottenza nei confronti dei professori, l'indifferenza alla cultura, ai valori della vita), permettiamo... di non farci carico dei suoi problemi, lasciandolo in balia dell'educazione estemporanea di Icone TV senza pregio; di autori letterari di dubbio valore, di sacerdoti contraddittori. Questo e altro ancora permettiamo. Noi abbiamo perso noi stessi e mettiamo al mondo i figli del nostro disorientamento. Non può che essere così. Che cosa pretendiamo dunque?
Chissà che cosa avrebbe detto Tolstoj nell'osservare, in un tempo in cui quasi tutti scendevano in piazza a dare le colpe a Berlusconi di tutto il marcio presente nella Penisola, una fila lunghissima di giovani - il futuro dell'Italia - attendere di farsi firmare il libro dal loro autore preferito: Fabio Volo. Credo che avrebbe sorriso, ricordando che il populismo è sì vantaggioso, ma si rivela spesso un'arma a doppio taglio: Berlusconi ha saputo costruire un nemico (la Sinistra) e nascondere le verità che l'avrebbero fatto crollare fin da subito; la parte avversa ha fatto lo stesso con lui, si è concentrata anno dopo anno sulla sua figura dimenticandosi dei suoi figli, di dar loro gli strumenti intellettuali per crescere, per combattere, per capire; ha dato loro solo la visione di un nemico su cui scaricare le colpe della propria ignoranza. L'ha fatto, ci è riuscita e il risultato è stato simillimo a quello ottenuto proprio dal populismo berlusconiano. Tutti abbiamo contribuito a questo degrado. Siamo noi il più grande nemico. Noi: disposti a sborsare 20 € per le sciocchezze d'arte piuttosto che spenderne appena 2,90, ovvero il costo con L'espresso di Anna Karenina (870 pagine), per un'opera d'arte; disposti a piagnucolare di fronte ai problemi familiari recitati in TV dagli zimbelli di Maria De Filippi, ma fuggendo dai nostri veri, lasciando in eredità lacrime autentiche ai figli del nostro reale disorientamento. 
Noi, sì, proprio noi... che votiamo i politici per simpatia. E questa distorsione non è per caso figlia di una sciocca forma d'arte? Good luck. 






3 commenti:

  1. Gran bella riflessione. Bravo!

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  2. Sì. Tutti o quasi.
    Senti, io non sono così e non posso far finta con quelli che hanno contribuito - e continuano - al degrado ed alla miseria di tutti.

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