giovedì 29 settembre 2011

Aspettando Caracalla

Molte volte mi chiedo perché in Italia ci sia da parte degli stranieri questa difficoltà di integrazione...


Non dei soliti inglesi, francesi, spagnoli, tedeschi - europei, insomma, quelli definiti dai più: "bianchi"! -, piuttosto degli africani, dei mediorientali, degli asiatici ecc ecc. Mi chiedo altresì come sarebbe stata l'Italia se le campagne coloniali del Duce avessero proseguito con la loro distruzione. Perché se a New York trovo un dottore nero, e lo trovo anche a Londra e Parigi, nativi usa, inglesi e francesi da generazioni, plausibilmente si tratta di un prodotto del colonialismo: un nero americano o inglese o francese = un americano, un inglese o un francese, non un negro d'Africa (l'abitudine rende la regola). Questa concezione non potremmo mai avercela, né riusciremmo a partorirla (un italiano di colore) nemmeno qualora un negro lavorasse in Italia da sempre e avesse la sua cittadinanza, o si sposasse con un'italiana, o nascesse in Italia. Il suo sostrato linguistico primario ce lo mostrerebbe comunque come uno straniero, un "diverso" anche per via del suo colore: "intruso" (per non parlare della chiusura di certi padri di famiglia sconcertati davanti alla prospettiva di una figlia sposa a uno di colore). Ma veniamo al problema di fondo, alla Storia. Quella che precede di due millenni il colonialismo europeo. Nell'Antica Roma lo status di cittadino romano spettava ai membri della comunità, ovvero ai cittadini di Roma. Chi abitava fuori, pur essendo nei domini romani, non aveva questo riconoscimento, di conseguenza vedeva perdersi dei diritti fondamentali: il diritto di voto per le cariche amministrative, la possibilità di partecipare alle cariche elettive, il diritto di appello ai magistrati dei tribunali, il diritto di contrarre un valido matrimonio, il diritto di acquisto o di accrescimento della proprietà legalmente riconosciuta. Alcuni esempi per capirci meglio... Per ottenere tali privilegi (rientranti appunto nella cittadinanza, concepita come una "dignità" della persona) un modo era questo: se uno nasceva da genitori legittimamente sposati (cioè ambedue cittadini di Roma), diveniva "civis". Ma un figlio nato da un cittadino più straniera = figlio straniero; e un figlio nato da straniero più cittadina = figlio romano, perché in un matrimonio illegittimo il figlio prende lo status della madre! Ci siamo capiti... la cosa era complicatissima anche allora. Mi preme sottolineare che dovette trascorrere del tempo prima di arrivare all'opera (l'unica razionale) del demente Marco Aurelio Antonino detto Caracalla (che era straniero). Nel 212 emanò la Constitutio Antoniana concedendo, attraverso la solita burocrazia, la cittadinanza a tutti gli abitanti dell'Impero. Un passo grandioso! Gli stranieri, in sostanza, non si sentivano più tali! (con tutte le riserve del caso). Anziché fare passi avanti li abbiamo fatti indietro. Con la fondazione del Partito Nazionale Fascista (PNF) le cose sono cambiate di brutto.. e in peggio. Soprattutto due anni dopo la marcia su Roma. Il Duce prese provvedimenti contro i forestierismi, ovvero i termini non italiani che per ovvie ragioni raggiungevano la Penisola, e anche si batté nei confronti dei nomi! C'è tutta una linguistica mirata allo studio delle scelte mussoliniane, terribili e razziste (ancora oggi presenti in Parlamento e nel Governo soprattutto - nei Media gestiti dal Nano oggi 75enne!, libidinoso come tutti gli imperatori dementi: Caligola, Nerone, Domiziano, Caracalla... un piccolo scazzo, scusatemi!). Mentre negli Usa Martin Luther King avviava alla rivoluzione negli anni Sessanta e Kramer normalizzava le integrazioni con "Indovina chi viene a cena" (1967), qui in Italia si penava ancora per il lascito fascista di quelle stravaganti scelte del 1924, che presentarono al pubblico il più famoso jazzista di sempre non con il suo nome, Louis Armstrong, ma come Luigi Braccioforte - e di altri anni, nei quali si introdussero epiteti contro i nemici del potere, quali "rettili", "sanguisughe", "biechi", "podagrosi" ecc. Oggi Berlusconi dice semplicemente "coglioni" agli elettori di sinistra e "comunisti" ai magistrati che lo vogliono ingabbiare per aver pomiciato con la mafia, perché con lui l'aggettivo "comunista" diviene denso di significato da cui sfuggire (traditore, ladro, peccaminoso, contro la famiglia, a favore dell'aborto, a favore dell'integrazione delle razze, contro la Chiesa e la casta ricchissima dei prelati ecc ecc). Ma guarda un po'! Ad ogni modo, una piccola risposta al mio quesito la trovo in questa "paura del diverso" - xenofobia - che ci trasciniamo dal Ventennio, custodiamo nella Chiesa e reiteriamo votando a Destra, e che ci porterà ad ammazzarci l'un l'altro... prima o poi. Quando vedremo con normalità un docente di italiano nero? Quando concepiremo come uno di noi un uomo con la barba, scuro di carnagione, che dall'arabo è passato all'italiano, e che ausculta il petto di nostro figlio? Quando sotterreremo finalmente il nostro scetticismo nei confronti delle capacità di chi viene da fuori e vuole sentirsi uno della comunità? L'Impero Romano, dalla sua fondazione, ha atteso 200 anni per avere una risposta positiva. Il nostro Messia è un nuovo Caracalla? Miao. 








4 commenti:

  1. iiiisssuuuu! Se per integrazione includiamo far arrivare semi-profughi o braccia pronte per raccogliere pomodori od arance in Calabria o Sicilia per le mafie,non mi pare si potrà mai parlare d integrazione. E sinceramente, perchè dovremmo integrare milioni di persone? Per essere buonisti e veri cristiani? E' pur vero che negli Usa,Francia e Gb ci sono tanti afro frutto di un colonialismo feroce, ma è anche vero che lì molti neri od ispanici han fatto carriera e sono entrati ovunque,anche nella stanza dei bottoni(vedi Powell, vedi Obama etc). E come mai non lo sono diventati in Spagna ed Italia?Probabilmente perchè la nostra cultura,politica e religiosa, ha sempre visto lo straniero come un nemico od inferiore,un servo. Negli USA la situazione è sicuramente migliore,non per nulla è nato come un Paese liberale e democratico. Non mancano però anche negli USA tantissime persone che sono contro il multiculturalismo e l integrazione dei "diversi". L'integrazione non è sempre accettata nè voluta e spesso ognuno vive nella propria realtà (chinatown,little italy,quartieri afro etc).Inoltre penso che in Italia manchi l'integrazione di forza lavoro qualificata straniera.Se in Italia o Sardegna venissero agronomi brasiliani,ingegneri cinesi od indiani o tecnici israeliani che creano sviluppo e formano le persone,qualcuno avrebbe da ridire?Non penso...probabilmente solo qualche ignorante.Infine, non ne farei un discorso xenofobo o razzista,ma semmai di convenienza. Sandro P

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  2. Ehhhhhhhhhhhh! :) Ciao Sandro P! La xenofobia è di ogni colore e c'è ovunque, e ovunque, come ben dici, trovi quella comunità di nicchia (vedi i quartieri ispanici, cinesi, ecc ecc delle metropoli). Guarda che non è questione di "buonismo" (soprattutto ispirato dal sostrato religioso in cui siamo cresciuti - se è questo che intendevi) ma di quell'altra cosa che hai detto: "forza lavoro" (anche intellettualmente parlando). Lo vedo dall'atteggiamento comunitario che ci circonda, dall'ottusità di fronte al minimo cambiamento - magari non è odio, è vero, ma è paura di fare qualcosa di diverso rispetto al passato. D'accordo sulla brutta conseguenza dell'affiliazione mafiosa, purtroppo nessuno ha la bacchetta magica e sarebbe facile per i boss incorporare genti straniere pronte a tutto pur di scalare le classifiche. Perciò credi che il razzismo sia una conseguenza a posteriori (cioè, prima si formano le comunità di stranieri, poi gli abitanti cominciano a odiarle, tipo Cinesi a Roma e Milano?). Ci sentiamo presto. e grazie del commento. Questo voglio!

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  3. Per me non è razzismo. Il razzismo è un altra cosa.La chiamerei "diffidenza verso lo straniero". Per me è dettata dal passato e dalla nostra cultura(tempi del regime fascista e le guerre). E poi dagli esempi che vediamo più spesso dello straniero lasciato a se stesso volutamente(accattonaggio,lavoro in nero,spaccio,prostituzione,furti e rapine,truffe etc). Come dicevo,se vedessimo nella realtà di tutti i giorni ingegneri o fisici indiani cinesi o brasiliani che ci arricchiscono,penso che nessuno di noi potrebbe dir nulla a meno che non si creda nella superiorità della razza o della pelle(razzismo). Ti piace integrare un Rom che non s è integrato da 500 anni in Europa?Ti piace vedere africani sfruttati nelle campgane per arricchire malavitosi?Ti piace vedere cinesi che lavorano in nero 24h su 24 sotto le fogne?A me no.... e non mi piaceranno mai.
    SP

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  4. Ti invito a questa lettura (per farti un'idea del come il razzismo è in realtà ben radicato nella società del Nord Italia - direi nascosto e rappresentato da alcuni partiti che stanno al Governo). Gian Antonio Stella, "Negri, Froci, Giudei & Co.", Rizzoli 2011. Non sono opinioni, eh. Sono dati alla mano. Integrazione per me non significa "accettazione", significa riconoscimento dei diritti e dei doveri di un cittadino che vuol far parte della comunità, contribuendo con le sue risorse fisiche e mentali. Perciò se mi parli di Rom, il discorso deve cadere sulla Chiesa, che alimenta il "sistema zingaro" prescindendo dai reali doveri del nomade (tutelato dalla sua cultura, riconosciuta tra l'altro dalla Costituzione). Conosco la condizione dei cinesi che lavorano per due soldi... ma lavorano ed esistono, perché la mafia ha creato un sistema che non ha rivali. La gente è costretta a comprare da loro perché gli abiti costano pochissimo. Finché la gente comprerà, esisterà quel bimbo di cinque anni che aiuta la mamma nel cucito 24h/24. Non esistono per caso, eh... non esistono solo perché c'è la mafia, ma anche per la cecità dell'acquirente... Noi alimentiamo quel sistema. A parte questo, spesso mi capita di vedere dei bambinetti cinesi che parlano l'italiano... qui a Nuoro. E stanno in classe con nuoresi. Dovrebbe essere uno dei passi verso l'integrazione. Lo stesso vale per figli di ambulanti di colore. Hanno compreso il senso della comunità multiculturale. Ma spesso - e credimi è così, e lo so anche perché progettando un corso di italiano per extracomunitari ho studiato le politiche di integrazione della Regione - si vedono disconosciuti nei loro diritti. In questo caso, qui da noi, non credo sia razzismo. O forse lo è, e si ha paura di chiamarlo così. Beh, vado al lavoro. Buona giornata.

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