venerdì 23 settembre 2011

"Ho paura della verità"



Perché la gente ha paura della verità?












Il gioco politico del capo è proprio quello di nascondere così a fondo la verità, che per portarla in superficie sarebbe necessario un impegno notevole. Impegno: studiare, soffrire, combattere, credere in un ideale sorretto da motivazioni, non parlare per sentito dire ecc. Questo si chiama impegno. Per le persone normali l’impegno non è questo, ma ben altro: mandare avanti con sacrificio la propria vita con o senza la verità, perché la vita è troppo breve per soffrire di queste cose, combattere per degli ideali che non troveranno mai concretezza. Ecco, poiché il capo sa tutte queste cose, sa anche che tipo di linguaggio deve adoperare per evitare che i suoi elettori pensino [e vaffanculo gli altri che non si muovono per contrastarlo]: è lui che pensa per loro, è lui che parla per loro: dona loro il discorso da fare a tutti come opera di proselitismo [cioè per convertire il prossimo al suo pensiero]. E la gente ci crede. Perché la verità fa davvero male, non a noi, certo, ma a lui, e con lui ci sono milioni di persone che credono nel suo potere, civile e religioso, e ne soffrono alla stessa maniera; persone alle quali non importa nulla delle accuse infamanti – né delle orge, né della moglie cornuta, né dei legami con la mafia, né della corruzioni di avvocati, di giudici, di parlamentari ecc. – che gli vengono rivolte, perché tutto ciò è stato gestito proprio come Augusto fece con i suoi problemi di libidine: ha creato un contrasto così paradossale – lui che si fa procurare le vergini dalla moglie, l’altro, il nostro Presidente, che passa per una vittima perseguitata da chi gli invidia il potere –, da far perdere efficacia alla verità. Nessuno crede alla verità, che è paradossale, troppo complicata, ma al suo contrario: Berlusconi è il nuovo linguista degli ultimi due secoli, il più grande venditore di parole degli ultimi tempi. Ecco, per farvi capire il senso delle mie, di parole, mi permetto di chiamare in causa un altro mio amico, il caro Carlo Alberto Camillo Salustri, in arte semplicemente Trilussa, il poeta satirico dialettale, di romanesco, che a cavallo tra Otto e Novecento produsse liriche deliziose contro la malizia dell’uomo potente, e contro la sua crudeltà, in riferimento soprattutto al Fascismo. È un’arte, dissimulare? Ci vuole arte per dissimulare? Leggiamo insieme La Verità.

La Verità, che stava in fonno ar pozzo,
una vorta strillò: – Correte, gente,
ché l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! –
La folla corse subbito
co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
trovò ch’era un affare sconveniente.
– Prima de falla uscì, – dice – bisogna
che je mettemo quarche cosa addosso
perché senza camicia è ’na vergonga!
Coprìmola un po’ tutti: io, come prete,
je posso da’ er treppizzi; ar resto poi
ce penserete voi...

– M’associo volentieri a la proposta:
– disse un Ministro ch’approvò l’idea –
pe’ conto mio je cedo la livrea
che Dio lo sa l’inchini che me costa;
ma ormai solo la giacca
è l’abbito ch’attacca...

Bastò la mossa: ognuno
chi più chi meno, je buttò una cosa
o’ vedé de coprilla un po’ per uno;
e er pozzo in un baleno se riempì:
da la camicia bianca d’una sposa
a la corvatta rossa d’un tribbuno,
da un fracche aristocratico a un cheppì.


Passata ’na mezzora,
la Verità, che s’era già vestita,
s’arrampicò a la corda e sortì fòra;
sortì fòra e cantò:  – Fior de cicuta,
ner modo che m’avete combinata
purtroppo nun sarò riconosciuta![1]


[1] Trilussa, La Verità, in Tutte le poesie, a cura di Claudio Costa e Lucio Felici, Milano, Mondadori, 2004, 833.

Ecco, la Verità è stata vestita così tanto – si è ricamato così tanto attorno ad essa – da apparire diversa da come ce la si immagina, e quindi non più verità, ma semplicemente “leggenda”, “mito”. Guardate chi è il primo che vuole coprirla: è un «Pretozzo», che offre il suo «treppizzi», cioè il cappello da prete a tre punte. Il secondo è un «Ministro», che cede la sua «livrea» [che era la divisa della servitù, e in ciò sta tutta l’ironia del Trilussa, perché implicitamente sta ad indicare che il Ministro ha dovuto servire non poche persone più in alto di lui e riverirle per mantenere il posto che occupa, a giudicare dagli «inchini» che gli costa fare ancora]. E poi di seguito: «sposa» [che evidentemente deve coprire i suoi tradimenti], «tribbuno» [qui sta a indicare il demagogo, perciò i suoi inganni verso il popolo], gli aristocratici [«fracche» è l’adattamento romanesco del francese frac, l’abito da cerimonia, che termina dietro con due falde lunghe e sottili], i militari [«cheppì», adattamento del francese képi, copricapo di uso militare]. Nell’arco di pochi versi, Trilussa ha disegnato il malcostume della società. Ma come credere che Ratzinger abbia coperto degli abusi a minori? Non è possibile crederlo, perché la verità colpisce un uomo che viene guardato non nella sua “nudità”, “umanità”, ma nella sua maschera ultraterrena. E l’ultraterreno non può essere giudicato dal mondano. Si può divenire un’icona soltanto travestendo la verità di leggenda. Good morning and good luck.



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